12 Luglio 2013 15:52

Dimagrimento

Si sta dimagrendo quando si perde grasso, non quando si perde peso. Analisi dei principali fattori che regolano l’assorbimento dei cibi

Il dimagrimento è un processo metabolico finalizzato alla perdita di massa grassa. Dimagrire non significa perdere peso ma perdere grasso. La perdita di tessuto grasso porta a cambiare la forma del corpo.

Il tessuto grasso ha caratteristiche estetiche specifiche:

  • Tende a localizzarsi maggiormente in specifiche aree del corpo (pancia, fianchi, glutei, cosce, tricipiti)
  • È un tessuto voluminoso pertanto un suo accumulo porta rapidamente ad aumentare le circonferenze delle zone del corpo dove si deposita
  • È un tessuto atonico pertanto rende il corpo flaccido e privo di forme
  • È un tessuto con scarso impatto metabolico perciò un suo aumento non porta a cambiamenti del metabolismo

Quando una persona ingrassa aumenta i volumi principalmente della pancia e del sedere questo porta ad assumere l’aspetto che tutti conosciamo e di cui vogliamo liberarci.

Lo scopo di questo testo è di mostrare alle persone un metodo efficace per dimagrire, però per arrivare a questo fine dobbiamo prima analizzare tutti i fattori che intervengono nel regolare il processo di dimagrimento.

Il primo passaggio di questo percorso è capire come avviene tale processo fisiologico.

Il processo di dimagrimento è regolato da una semplice equazione matematica:

ENERGIA CONSUMATA > ENERGIA INTRODOTTA

Oppure:

CALORIE CONSUMATE > CALORIE INTRODOTTE

Che si può meglio definire così:

FABBISOGNO CALORICO GIORNALIERO > INTROITO CALORICO GIORNALIERO

Il fabbisogno calorico è dato da:

metabolismo basale + termogenesi indotta dall’alimentazione + attività fisica

Il problema di queste equazioni è che di fatto dobbiamo fare valutazioni approssimative di tutti i fattori, quindi non possiamo, semplicemente facendo delle somme, arrivare a questo risultato.

Introito calorico

In teoria è facile da calcolare: basterebbe sommare le calorie di ogni cibo che si mangia…

In realtà questo conteggio presenta numerose approssimazioni:

  • i valori calorici presenti nelle tabelle nutrizionali dei cibi sono sempre medi e pertanto possono scostarsi dall’alimento che si mangia in quel determinato momento, questo è un fattore che può oscillare molto, soprattutto per i cibi freschi
  • non sempre si ha la possibilità di pesare il cibo
  • le cotture possono alterare parzialmente la composizione degli alimenti
  • a volte rimane dello scarto che si lascia nel piatto e non può essere ripesato
  • pesare i cibi può anche essere possibile, ma molte volte si è costretti ad approssimare la porzione di diversi grammi
  • cucinando si è portati a condire gli alimenti con quantità di grassi a dire poco approssimativi
  • parte della porzione, in particolare i grassi di condimento, resta nel piatto alla fine del pasto

Questa in realtà è soltanto la punta dell’iceberg, perché di fatto numerosi altri fattori incidono sull’introito calorico, dato che l’introito calorico è strettamente correlata alla capacità del corpo di assimilare i cibi.

Le calorie che il corpo introduce di fatto non necessariamente sono quelle che riesce ad assorbire e soltanto le calorie e i principi nutritivi che assorbe rappresentano l’introito alimentare effettivo.

Questo discorso è pertanto riconducibile allo stato nutrizionale e infatti chiarisce quanto lo stato nutrizionale stesso giochi un ruolo fondamentale nel determinare l’introito calorico oltre che nel regolare il metabolismo. Numerosi fattori determinano l’introito calorico agendo a diversi livelli.

Fattori che regolano l’assorbimento dei cibi

Come è già stato precedentemente detto l’assorbimento rappresenta la capacità dell’organismo di estrarre i nutrienti dal canale digerente e renderli disponibili attraverso il torrente circolatorio.

L’assorbimento dei cibi è determinante anche per valutare l’introito calorico dato che di fatto solo ciò che viene assorbito dal nostro organismo viene poi utilizzato o eventualmente depositato sotto forma di grasso.

Esiste attualmente un farmaco, l’Orlistat, che riducendo l’assimilazione dei grassi alimentari ne promuove l’eliminazione tramite le feci (che a causa dell’elevato contenuto di grasso diventano liquide). Questo farmaco di fatto riduce l’assorbimento di alcuni alimenti e pertanto promuove il dimagrimento (mantenendo la stessa dieta con l’Orlistat diminuisce l’introito calorico e pertanto si dimagrisce… per un po’…).

Questo è un esempio di come sia facile alterare l’assimilazione dei cibi. Esistono anche delle sostanze presenti nei cibi che riducono l’assimilazione di altri: per esempio il chitosano contenuto nel guscio dei crostacei riduce l’assorbimento del colesterolo, anche le fibre alimentari presenti nella frutta sono in grado di ridurre l’assimilazione di grassi saturi e colesterolo.

Di fatto esistono molti fattori in grado di cambiare l’assorbimento dei cibi:

  • Combinazioni tra gli alimenti, come abbiamo appena visto alcuni cibi sono in grado di cambiare l’assimilazione di altri: le fibre riducono l’assimilazione di grassi e zuccheri, i grassi rallentano l’assimilazione degli zuccheri, le proteine rallentano l’assimilazione degli zuccheri, certi grassi riducono l’assorbimento di altri (omega-3 vs colesterolo) ecc, ecc.
  • L’indice glicemico influenza la velocità di assimilazione degli zuccheri
  • La presenza di spezie
  • La cottura degli alimenti è in grado di alterarne l’assimilazione
  • Velocità del transito intestinale degli alimenti, che è regolata anche da fattori ormonali,  più è veloce meno tempo ha il corpo per assorbire principi nutritivi e parte di essi si perde con le feci
  • Funzionalità dei villi intestinali responsabili dell’assorbimento di gran parte dei principi nutritivi
  • Funzionalità epatica essendo il fegato la centrale di elaborazione delle sostanze ed essendo il primo organo in cui finiscono i nutrienti dopo la digestione è un fattore chiave nel determinare come le sostanze nutritive entreranno in circolo
  • Capacità di digerire gli alimenti, questo fattore è legato alla capacità del corpo di produrre enzimi digestivi che in caso di un loro deficit possono comparire intolleranze e patologie da malassorbimento
  • La Flora batterica intestinale favorisce o riduce l’assimilazione degli alimenti
  • Stati di malattia possono alterare l’assorbimento dei cibi
  • Stress, stanchezza e fattori emotivi possono alterare le capacità di digestione ed assimilazione
  • Temperatura esterna se estrema (calda o fredda) può alterare le funzioni digestive
  • Abitudini alimentare possono favorire o sfavorire una corretta digestione
  • Lo stile di vita può favorire o sfavorire una corretta digestione

Vi sono poi elementi che regolano le interazioni tra alimentazione e metabolismo. L’alimentazione è in parte in grado di agire sul metabolismo e viceversa alcune caratteristiche del metabolismo regolano l’utilizzo dei cibi.

Fattori legati all’utilizzo dei principi nutritivi

I principi nutritivi una volta assorbiti devono essere utilizzati e, a seconda di come ciò avviene, possono determinare considerevoli effetti riconducibili sostanzialmente all’introito calorico stesso(la capacità del corpo di utilizzare calorie determinano il reale introito calorico). L’esempio più classico è  l’insulino-resistenza con cui si intende una condizione nella quale le quantità fisiologiche di insulina producono una risposta biologica ridotta, di conseguenza i carboidrati vengono immagazzinati maggiormente nelle cellule grasse, portando così ad ingrassare soprattutto a livello addominale (questo tipo di patologia porta ad una serie di problematiche successive che non rientrano nel attuale contesto).

L’introito calorico è strettamente dipendente da fattori metabolici che regolano l’utilizzo dei principi nutritivi.

I principali fattori che regolano l’utilizzo dei cibi sono:

  • Sensibilità all’insulina
  • Glicemia ematica
  • Concentrazione delle lipoproteine HDL e LDL e loro rapporto
  • Alcolismo
  • Alterazioni dei livelli degli ormoni tiroidei
  • Carenze o eccessi di vitamine e micronutrienti
  • Presenza di grasso bruno
  • Alterazioni delle concentrazioni degli ormoni sessuali sia maschili che femminili
  • Attività fisica durante la fase di assorbimento dei cibi
  • Alterazioni nei livelli delle adipochine
  • Uso di sostanze nervine come the e caffè

Per tutti questi e sicuramente anche per altri motivi, magari non ancora ben chiari, non possiamo misurare con certezza quanto di quello che mangiamo diviene materia per il nostro organismo.

È inoltre importante sottolineare che non sempre una ridotta assimilazione dei cibi, favorendo una riduzione dell’introito calorico, favorisce il dimagrimento, in quanto, generalmente, la ridotta assimilazione è riconducibile solo ad alcuni principi nutritivi e questo comporta carenze nutrizionali che hanno poi conseguenze a livello metabolico.

L’introito calorico, che è la parte di più facile misurazione delle suddette equazioni dalle quali è partita questa analisi, si è dimostrato in realtà decisamente complesso, per non dire improbabile, da calcolare. La restante parte dell’equazione che risulta essere di ancora più complessa natura verrà valutata nelle prossime pagine. Però se queste sono le premesse è facile intuire come tutti questi valori siano decisamente complicati da utilizzare per pianificare un percorso di dimagrimento.

Fabbisogno calorico giornaliero

Se è complesso calcolare l’introito calorico, fare il calcolo del fabbisogno quotidiano diventa una vera impresa. In ogni caso possiamo definire il fabisogno calorico come la somma delle calorie consumate dal corpo per effetto di diversi eventi:  attività fisica, termogenesi indotta dall’alimentazione e metabolismo basale.

 

fonte

comunicazione rivolta agli associati

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