Vi auguriamo buon Anno e Vi aspettiamo nei nostri ristoranti per festeggiare con noi!Shogatsu – Il capodanno in Giappone
Lo Shogatsu – o oshgatsu – altro non è che il Capodanno giapponese. Come dovevamo aspettarci dal Giappone, paese immerso nelle tradizioni più di chiunque altro, anche questo evento è pieno di particolari – e fantastiche – usanze per augurarsi un felice Anno Nuovo. Un modo diverso di darsi fortuna, oltre a mangiar lenticchie e indossare intimo rosso! Fiori di ciliegio, musica di ogni genere e gusto diverso, pagode, katana e religione shintoista. Questa la combinazione che rende il Giappone la terra che noi tutti sogniamo.
Ma in questa parte del mondo come passano il Capodanno? Scopriamolo insieme. Innanzitutto, come premessa, c’è da dire che lo Shogatsu è una full immersion di tradizioni, dal momento che considerano un anno completamente separato da un altro, quasi come fosse una “nuova vita”: di conseguenza non aspettatevi cose normali o poco drastiche. Sicuramente la nostra scaletta inizia con i
bonenkai parties, rapportabili ai nostri “buoni propositi”, ovviamente molto più seri e importanti. I parties consistono, infatti, nello scrivere da qualche parte tutte le cose incompiute o irrisolte dell’anno e cercare di cancellare la lista prima della fine dello stesso: la tradizione, infatti, si basa sul credere che avere nell’anno nuovo questo tipo di cose sia di pessimo auspicio. Un’altra usanza simile a quella occidentale è la decorazione degli ingressi delle case e dei locali con pini o alberi di bambù e
cherry plum, alberi simili al nostro susino – ma molto più belli, secondo me – e la pulizia accurata di ogni vestito e stanza della casa. Un po’ ipocondriaca come usanza, forse… Per quanto riguarda i piatti, a Capodanno sono serviti i
toshikoshi soba, ovvero i tradizionali spaghetti da ramen, fatti però con una speciale farina di grano saraceno. Il piatto simboleggia longevità, e si augura una vita lunga e felice a chi li mangia. Una più recente usanza consiste, invece, in uno show musicale, il
kohaku uta gassen – quando si dice rivoluzione telematica -, durante il quale i più importanti cantanti del J-pop e dell’enka si esibiscono in una serata piena di luci, effetti speciali e live, solo e unicamente live! (Forse un po’troppo live…) Tornando a tradizioni più filosofiche, il primo gennaio è sacro a partire dall’alba (alba del primo giorno, la hatsu-hinode) e dev’essere un giorno libero da stress e lavoro, vissuto nel pieno relax e senza arrabbiature, per favorire l’entrata del nuovo anno nel migliore dei modi! Infine, per terminare questa prima cannonata di tradizioni, non poteva mancare l’obbligo di visitare un tempio shintoista – i più gettonati sono, come sempre, l’Inari Shrine o il Meiji Shrine – dove, per l’occasione, sono sistemate campane con giochi di luce, le quali producono suoni scanditi da tempi precisi. Per quanto riguarda le cose “serie” della sera precedente lo scoccare del nuovo anno, parliamo di nuovo di cibi: l’
osechi ryori, ad esempio, è un bento molto simile a quello scolastico, con la particolarità che tutti i piatti all’interno sono dedicati al Capodanno! Poi c’è l’
otoso, che è un sake zuccherato, e poi la cosa più buona che io abbia mai visto/sentito dire: l’
ozoni, ovvero una zuppa buonissima fatta con il
mochi, piccole tortine di riso pressato che si servono solitamente grigliate e si mangiano per il nuovo anno – anche se ora sono disponibili per tutto l’anno – talvolta cosparse di salsa agrodolce o inzuppate nello
shoyu (salsa di soia dal colore nero e leggermente più amara). Buonissime, garantito! Finiamo questa faticata capodannesca con un bel report dei giochi giapponesi – altro che poker e sette e mezzo! – citando l
o hanetsuki (un badmington alla giapponese), il
katoage (aquiloni “New Year inspired”) e il
karuta, un gioco di carte basato su delle “carte lettura” (
yomifuda) con sopra scritti dei poemi da abbinare con le “carte mostro” (
torifuda), o “carte da presa”, prima che lo faccia l’avversario. Un particolarissimo gioco nato all’incirca nel XII o XIII secolo, che sembra più un “imparare divertendosi” che un vero gioco d’azzardo.
Voci – confermate – dicono che il famoso gioco di carte dei Pokemon e il film Godzilla siano proprio ispirati a questo, così come le figure disegnate sulle carte, cosa che rende quest’attività un qualcosa di fondamentale anche nell’odierna cultura giapponese. Quindi, se avete in programma di fermarvi a bruciare qualche pergamena portafortuna prima della fine dell’anno, o sentirvi frustrati nel vedere tutti i negozi chiudere, a dispetto dei vostri programmi di cenare in quel ristorantino con i cuochi schiavizzati anche l’ultimo dell’anno, partite con il primo volo low cost per il Giappone e godetevi quest’emozionante spettacolo!
fonte – immagini & video Japan Restaurant* San Maurizio a Reggio Emilia
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